MAXXI


 Il MAXXI, Museo nazionale della arti del XXI secolo, è un progetto di Zaha Hadid Architects completato a Roma nel 2010 che, in prossimità a emergenze architettoniche quali il Palazzetto dello sport e lo stadio Flaminio di Pier Luigi Nervi, si colloca in un’area della capitale al centro di una grande trasformazione, di cui lo stesso MAXXI è parte integrante. Non lontano sorgono infatti il Parco della Musica di Renzo Piano, con il ponte della Musica di Buro Happold, e, lungo l’asse di via Guido Reni, il complesso dell’omonima ex caserma che nei prossimi anni dovrebbe vedere la realizzazione del progetto di Paola Viganò e Studio 015, vincitori lo scorso anno del progetto Flaminio.

Come per la vicina area ex militare, anche il MAXXI insiste su un’area in precedenza occupata da una caserma, la Montello, e la sua realizzazione è frutto di un processo lungo, complesso e non privo di intoppi.

L’idea di dare vita a un museo delle arti e dell’architettura contemporanee inizia a concretizzarsi nel 1998, quando la Soprintendenza Speciale Arte Contemporanea bandisce un concorso internazionale di idee in due fasi su incarico del Ministero per i Beni Culturali al quale partecipano inizialmente 273 candidature sulle quali, a inizio 1999, si impone la proposta di Zaha Hadid.

 

Il progetto che da quel momento viene portato avanti, tra non poche difficoltà, ha come obiettivo primario la realizzazione degli spazi necessari al museo, che comprende le sezioni Arte e Architettura, di quelli pubblici e del nuovo Centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee istituito contestualmente al museo per essere ospitato all’interno della struttura. Ma si pone anche l’obiettivo dell’inserimento di un corpo del tutto nuovo, che sfoggia l’inconfondibile segno architettonico della sua progettista, all’interno di un contesto storico che vuole preservare, come richiesto dal bando di concorso, una parte del complesso dell’ex caserma, nello specifico l’edificio che si affaccia su via Guido Reni e il corpo al confine con la vicina basilica di Santa Croce a via Flaminia.

Il progetto inserisce all’interno di un lotto a L un nuovo insieme dinamico dalle linee plastiche e fluide che innesta, appoggiandovisi, sulla preesistenza. Elevato per 23 metri, realizza internamente 27.000 mq di superficie e si sviluppa su tre livelli sovrapposti che, in forma di una serie di morbidi fasci orizzontali posati all’interno dell’area, sono imperniati sullo spazio a tutt’altezza dell’atrio di ingresso all’interno del quale spiccano, sullo sfondo bianco delle superfici interne, le scale metalliche nere autoportanti che permettono le connessioni verticali alle aree espositive.

All’interno, una serie di ponti e passerelle unisce le diverse aree, utilizzabili in modo flessibile ma senza gerarchie e per questo da alcuni criticati, i tre livelli e le componenti di un complesso che al piano terra si apre verso la città creando un percorso pedonale che attraversa le aree esterne del lotto e posizionando funzioni come l’auditorium, il bookshop, la caffetteria e gli spazi dei laboratori didattici.

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